La risata di Charlot
Pubblicato su Sciare magazine, 15 dicembre 2023
Proviamo a fare un ragionamento serio sulle selezioni per maestri di sci. Proviamo a farlo partendo da alcune storie davvero ridicole della nostra capacità di giudizio.
Prima storia. Attorno agli anni Dieci del secolo scorso a Montecarlo si tenne una selezione per imitatori di Charlot, il personaggio inventato e interpretato da Charlie Chaplin. Trovandosi in quei giorni Chaplin a Montecarlo, animato com’era del genio comico, tanto che amava dire “un giorno senza sorriso, è un giorno perso”, decise, ovviamente per ridere (lui) e per irridere (i commissari), di partecipare alla selezione. Chaplin interpreta Charlot che è Chaplin. L’originale interpreta se stesso, cosa che solo a dirla non ha senso, dato che l’originale non interpreta, l’originale è e non può essere che non sia. Si narra, quindi, che Chaplin sia salito sul palco. Abbia camminato, dolcemente barcollando con i piedi a papera come Charlot, facendo girare il bastoncino come Charlot. Altri fecero la stessa prova. Alla fine della selezione, Chaplin risultò il terzo classificato. Due copie, insomma, risultarono migliori dell’originale.
Altra storia: a Jimi Hendrix, il più grande chitarrista di sempre, piaceva suonare nei night assieme a musicisti dilettanti. Jimi si proponeva, loro lo facevano provare. Quasi mai, però, veniva inserito nel gruppo. Era Hendrix! Eppure, quelle sere, finiva ad essere solo Jimi a cui non restava che sedersi, prendersi una pinta di birra e ascoltare gli altri che suonavano senza il più grande chitarrista della storia della musica.
Altre storie: nel febbraio del 1993, all’apice del suo successo, Sting, la grande rock star inglese, si travestì da barbone e con la chitarra in mano si mise in un angolo della metropolitana di Londra a cantare le sue canzoni. Sting cantava Sting a meno di mezzo metro da chiunque, senza che nessuno lo riconoscesse. Cinque anni dopo, nel 1998, Claudio Baglioni ripeté l’esperimento in galleria Umberto I a Napoli. Se Sting raccolse 75 pance, pari a 1600 lire, meno di un euro, a Baglioni andò più o meno allo stesso modo. Nessuno riconobbe lui, né la sua voce. Baglioni cantava i suoi successi e nessuno si curava di fermarsi ad ascoltarlo.
Quattro storie di selezioni. Due sono selezioni da parte di una commissione, nel caso di Chaplin, una commissione ufficiale e presumibilmente di competenti; Hendrix, una commissione estemporanea di appassionati musicisti. E due selezioni, Sting e Baglioni, diciamo, popolari.
Se tutto ciò lo riferiamo allo sci, sarebbe come dire che le prime due selezioni sono quelle della commissione composta da istruttori e maestri che opera in pista; le seconde due sono il giudizio popolare sugli esiti della selezione che si fa al bar.
Non c’è dubbio, le storie raccontate ci dicono che tutti, commissioni e popolo, possono sbagliare esprimendo giudizi oggettivamente errati. Non c’è dubbio che per ovviare agli errori di qualsiasi selezione non resti che rifarla. Chaplin, Hendrix, Sting e Baglioni non si sono certi fermati a quel giudizio ma, come ha insegnato Charlot, ci avranno solo riso, tanto e a lungo, sopra.
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