Genitori spazzaneve
Pubblicato su Sciare magazine, 15 dicembre 2022
In Inghilterra li hanno chiamati “genitori spazzaneve” e, forse per via del nome che è proprio del nostro ambiente, genitori di questa specie si trovano a valanga sulle piste da sci. Sono quelli, dice l’autore della ricerca, che “ripuliscono ogni cosa davanti alla via dei loro figli in modo che nulla possa andare a loro storto e così minacciare la loro autostima”. Sono, in altre parole, quei genitori che spazzano via la neve fin dentro la cameretta dei loro pargoli, perché possano vivere nell’agio super protetto della loro comfort-zone. Così alla partenza degli impianti sciistici si vedono genitori che allacciano i ganci degli scarponi a ragazzotti che a volte sono perfino più alti di loro, oppure al parterre delle gare ragazzi-allievi, papà-skiman che portano gli sci da gara del figlio alla partenza dello slalom, mentre la mamma gli infila il pettorale, come un tempo gli cambiava il pannolino, dandogli poi il gel energetico con la raccomandazione di prenderlo 10 minuti prima della partenza, “hai il pettorale 86, quando parte il 66, buttalo giù”, per poi aggiungere e concludere “no, meglio che venga io in partenza con te, così te lo do al momento giusto”, proprio come un tempo c’era il momento giusto della poppata lattea.
Oggi, insomma, pare vada così, con genitori iperprotettivi quando un tempo c’erano “i genitori tigri”, esattamente le “madri tigri”, secondo la celebre definizione della scrittrice cinese Amy Chua, madri che, spietate e ferocissime, volevano i loro tigrotti super performanti: primi a scuola e primi sugli sci.
Non è mai stato facile essere genitori e non lo sarà mai. Tuttavia, come si è capito che fare il genitore tigre generava figli (e genitori) infelici e depressi (dato che non ci vuole un genio per capire che nella vita, proprio come nello sci, nessuno mai può vincere sempre) anche fare il genitore spazzaneve è alquanto diseducativo ed è causa certa di infelicità futura. Crescere senza fatiche e difficoltà, senza sconfitte e fallimenti, senza timori e problemi, perché ci pensano mamma e papà a risolvere ogni complicazione, a sgobbare per ogni traguardo da conquistare, a schivare le sacrosante bocciature, significa far crescere il proprio figlio in un mondo che non è affatto quello reale. Significa non aver capito il portato educativo dello sport e dello sci in particolare.
Perché mandare i figli a sciare serve proprio per educarli all’indipendenza di organizzare da sé la propria giornata; per insegnar loro di misurarsi con un contesto naturale, quello della montagna invernale, che è sempre duro, severo, impegnativo, che non fa mai sconti. E poi mandare i propri figli a sciare serve per far loro capire che la pista o la gara è difficile per tutti; che sugli sci non si è aiutati da nessuno e che tutto, proprio tutto quello che è necessario fare si può e si deve farlo solo e soltanto da se stessi; che è al cancelletto di partenza della prova di allenamento e non al traguardo della prova di gara che bisogna voler vincere, perché il risultato è sempre e solo il prodotto di quanto si è lavorato per raggiungerlo.
Tutto l’opposto, quindi, di spazzargli la neve da sotto i piedi. Certamente è bene che i genitori vadano a sciare con i propri figli, che vadano ad ammirarli nelle gare, quale sia l’esito, ricordandosi, però, che nella vita le cose vanno un po’ come in teatro, dove chi inizia bene finisce male e le recite si chiamano tragedie; dove, viceversa, chi inizia male finisce bene e, allora, le recite si chiamano commedie. Sbagliare da giovani, insegna a non sbagliare da grandi; risolvere i problemi da sé, acutizza l’intelligenza; faticare per ogni piccola conquista, rafforza il carattere. Insomma tutto quello per cui si mandano i nostri figli a sciare e a spalarsi la neve da sé.
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