L’età degli sciatori
Pubblicato su Sciare Magazine, marzo 2022
L’argento nella discesa olimpica del quarantunenne Johan Clarey ci deve far aprire gli occhi sull’età biologica degli sciatori. Che rispetto a quella anagrafica è dieci o forse quindici anni in meno. Perché, quando la neve ci scivola sotto i piedi, accade che abbiamo tutti almeno 10 anni in meno rispetto a quello che si legge sulle nostre carte d’identità. Non si sa perché, ma è così. Con gli sci ai piedi siamo tutti forever young. Come ha dimostrato Clarey, come sa bene ogni sciatore, come, invero, già aveva capito Dante, quando nel IV libro del Convivio scriveva che quattro e non tre sono le età dell’uomo.
Premesso che Dante era un uomo del Trecento, quando a trent’anni la maggior parte delle donne e degli uomini aveva già perso tutti i denti, la divisione dell’età dell’uomo che egli fa è pura intelligenza; pura luce per capire le vere età dell’uomo anche quando ha gli sci ai piedi.
Ecco, la prima età è l’adolescenza. L’età, dice la parola, in cui ci si nutre, cioè s’impara a fare tutto, compreso a sciare. In questa età, dice Dante, è fondamentale l’obbedienza. Senza, non si combina nulla! Poi, ecco la cosa straordinaria, Dante fissa l’età adolescenziale dagli 1 ai 25 anni. Già, per imparare a sciare per davvero ci vuole un quarto di secolo di obbedienza! A seguire, c’è l’età della giovinezza, quella in cui, sempre come dice la parola, si deve gioire della vita. Essa inizia a 25 anni e finisce a 45 e per viverla in pienezza bisogna perseguire la “soavitade”, ovvero una certa leggerezza, perché è in questa fase che vi è lo smarrimento esistenziale della vita che da crescente diventa decrescente. Cioè il celebre trentacinquesimo anno “nel mezzo del cammin di nostra vita…” quando “…la diritta via era smarrita”.
Quindi, dopo aver gioito fino a 45 anni sulle piste di tutto il Pianeta, si entra nella terza età, la senettute, che potremmo chiamare l’età senatoriale della vita, che va dai 45 ai 70 anni. Qui Dante dice che il sentimento che deve regolare questo periodo della vita è la vergogna. Da senatori dell’esistenza, se si sbaglia, ci si deve solo e soltanto vergognare. E in effetti, un senatore dello sci che perde l’esterno non può che arrossire e ammettere candidamente il proprio errore. Infine, la quarta età è la “senio” e va dai 70 agli 80 anni. A guidare questo periodo della vita umana è l’“adornezza corporale”, che potremmo chiamare la cura di noi. Che nello sci vuol dire abbassare un po’ le velocità delle nostre discese e curare di più l’eleganza del gesto. Per Dante, da ultimo, l’età perfetta per passare a miglior vita è 81 anni, nove per nove ovviamente. Gli anni che avrebbe vissuto Cristo, se non l’avessimo messo in croce; gli anni vissuti da Platone.
L’argento a 41 anni di Clarey è stato conquistato nel pieno della sua giovinezza, nulla di più normale, avrebbe detto il Poeta.
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