Come è umano lei
Pubblicato su Sciare Magazine, febbraio 2022
Nel mese di novembre dell’anno 2021 il bisnipote del ragioniere Ugo Fantozzi, numero di matricola 10001/bis, dell’Ufficio Sinistri della famigerata Megaditta dichiarò, nell’ammirazione generale di tutti i colleghi – e precisamente: del bisnipote del ragionier Felini, ipovedente grave come il bisnonno; del geometra Calboni, più arrivista del progenitore; della signorina Silvani junior, bellissima e inespugnabile zoccola al pari dell’ava – di voler andare a sciare.
Il giorno scelto in base a complicatissimi calcoli costi/benefici, condivisi con il suddetto ragionier Felini, fu il primo gennaio dell’anno di grazia duemila e ventidue.
Per prepararsi al fausto evento il ragionier Fantozzi Junior, all’anagrafe Gianugo, aveva, nell’ordine: iniziato uno specifico corso di ginnastica presciistica in un centro specializzato; provveduto a sottoscrivere formale iscrizione alla Fisi; stipulato quattro abbonamenti a riviste del settore; imparato quasi a memoria “La Guida tecnica all’acquisto”; visto per 15 volte ciascuna le 15 videocassette “Ciak si scia con Alberto Tomba”; noleggiato con assicurazione kascko senza franchigia: sci, bastoncini e scarponi di ultimo grido; acquistato abbigliamento professionale in stile “quasi maestro di sci”.
Inoltre, per essere fisicamente pronto all’agognato evento, aveva intrapreso un digiuno cataro che lo aveva obbligato a saltare completamente sia il pranzo di Natale con panettone allo zabaglione sia il veglione di fine anno a base di cotechino e lenticchie.
Alle 21 e zero-zero del 31 dicembre, accolti gli auguri del presidente Mattarella a reti unificate con un sorrisino simile a quello che indirizzava alla buonanotte materna, si era coricato con apposita borsa di acqua calda sul ventre, sognando le inebrianti volate sugli sci del giorno successivo.
Quindi, anticipando il suono della sveglia di ben 4 ore, con precisione ragionieristica, Fantozzi Junior, dopo ricca colazione a base proteica, posizionati gli sci, punte davanti, sul un porta sci che aveva recuperato da un sinistro sfasciacarrozze, arrivò all’ufficio ski pass per acquistare il famigerato biglietto per cui aveva: svolto 50 ore di lavoro straordinario; portato per 100 volte la spesa a una ricca ereditiera domiciliata all’ultimo piano del palazzo avito; sottoscritto un piccolo mutuo; rubato, due volte, in chiesa nel cestello delle offerte (con solenne promessa di restituire il maltolto nel corso dei prossimi 10 anni).
“Venghino, venghino! Green pass! No base! Rafforzato! Registrazione sul portale. Polizza Rct! La carta d’identità o documento similare, patente di guida o passaporto! Serve la mascherina FFP2. Vietato il buff! Ha l’App? Ho l’App! Non c’è rete! La App non si carica. L’App non si apre. Come si fa senza App? In fila cominciano a girare voci strane. Qualcuno dice che alle casse chiedono alle donne il PAP test, agli uomini il PSA. Dopo interminabili ore d’ansia, al suo “venghi lei”, Fantozzi Junior supera brillantemente la prova dell’acquisto skipass con esibizione di una TAC addominale e dell’esame della prostata, completo di quello delle feci, tutti rigorosamente con data entro i 120 giorni. Con il prezioso ski pass gelosamente blindato sulla taschina preposta della manica sinistra della giacca a vento quasi-maestro, sci ai piedi, felicissimo, Gianugo si avvia al tornello per la sua prima salita. Sono le 17 e zero-zero. Il tornello non si apre. L’addetto dell’impianto gentilmente lo informa che lo skilift riaprirà domani mattina alle 8 e 30.
“Come è umano lei”.
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