Il tacchino induttivista
Pubblicato su Sciare, aprile 2021
C’è una storiella, che è ormai un classico della storia del pensiero occidentale, che in poche righe ridimensiona la portata delle verità scientifiche e a noi dà speranza che la prossima stagione sciistica non sia così folle come quella appena trascorsa. Il suo autore, Bertrand Russell, uno dei più grandi studiosi di logica, la raccontò per spiegare che il metodo induttivo, su cui la scienza poggia la maggior parte delle sue teorie, non è un metodo logicamente vero.
La storiella ha per protagonista un tacchino induttivista. Fin dal primo giorno, questo tacchino induttivista osservò che, nell’allevamento in cui fu portato, gli veniva dato il cibo alle 9 esatte del mattino. Da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e per giorni e giorni continuò a raccogliere dati. Dopo mesi di ricerche si convinse che qualunque fosse il giorno della settimana, qualunque fossero le condizioni del tempo, le stagioni, la presenza o meno di altri tacchini nell’allevamento, il cibo gli arrivava sempre alla stessa ora al punto che con certezza scientifica affermò: “Mi danno sempre da mangiare alle 9 del mattino”. Purtroppo, scrive Russell, questa conclusione si rilevò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando invece di venir nutrito, fu sgozzato.
Più o meno, questa è la storia di quanto è stato affermato sullo sci al tempo del Covid. Illustri scienziati induttivisti hanno detto che lo sci doveva essere fermato nel modo più assoluto. Essi disponevano di dati certi sulla contagiosità dello sci praticato. Innanzitutto avevano saputo che la pericolosa variante inglese del virus era arrivata in Europa attraverso uno sciatore britannico in settimana bianca in Svizzera. Poi sapevano che lo sci avrebbe generato assembramenti incontrollati e questi contagi senza fine. Per cui non c’era dubbio che lo sci, pericolosissimo strumento di contagio, dovesse essere in ogni modo vietato. Quindi, se una lezione in presenza al chiuso di violino si è potuta fare, una lezione in presenza all’aperto di sci, nel modo più categorico no.
Adesso, a fine stagione, come il Natale per il tacchino, i dati dicono altro. Questo: lo sci di fondo si è praticato regolarmente, le lezioni di fondo, idem; le gare con centinaia d’iscritti si sono disputate tutte regolarmente; gli allenamenti, idem. La montagna delle ciaspole e delle passeggiate è stata presa d’assalto. E mai, in nessun luogo, in nessuna circostanza – lezione di fondo, gara di sci alpino, allenamento – si è registrato un minimo focolaio.
Non solo, si è vietato lo sci per impedire che la seconda e la terza ondata del contagio arrivassero; ebbene, poiché la seconda ondata è arrivata a dicembre e la terza è in corso, fermare lo sci è come aver creduto che negli allevamenti i tacchini mangiano alle nove anche il giorno di Natale.
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