Presidente Dante
Pubblicato su Sciare, 15 gennaio 2021
Il primo nome, che il Presidente della Repubblica ha fatto nel suo tradizionale discorso agli italiani di fine anno, è stato quello di Dante. Con lo spunto di ricordarci l’anniversario dei 700 anni dalla morte del Poeta, il Presidente ha voluto suggerirci una guida per uscire “dalla profonda notte” del Covid. Come Dante, infatti, ha avuto Virgilio per uscire dall’inferno, gli italiani possono contare sul Sommo Poeta per trovare la ragione e la forza per superare questo maledetto tempo pestilenziale.
Anche per noi sciatori, Dante può essere una buona guida?
Dante non conosceva lo sci, sebbene lo sci fosse praticato alle alte altitudini 4500 anni prima della nascita di Cristo, e, di sci, ne avesse scritto Senofonte nel IV secolo a. C. e, tre secoli dopo, anche Strabone nel suo trattato dedicato alla geografia. Se Dante non conosceva lo sci, conosceva, però, la neve per averla vista e calpestata a lungo sui monti innevati dell’Appennino tosco-emiliano e su quelli prealpini del Veneto, durante i difficili anni del suo esilio, tantoché la chiama la “bella neve” e i monti ricoperti di neve, “le nevicate Alpi”.
Anche se non possiamo conoscere il pensiero di Dante sullo sci, possiamo, comunque, accogliere l’invito del Presidente Mattarella è servirci di Dante per capire gli sciatori. Perché la Commedia è la più completa e illuminante esposizione dei caratteri umani e può benissimo essere letta per capire il prossimo.
Per esempio, in quale canto collocheremmo il nostro maestro di sci? Il nostro allenatore? Il nostro compagno di club? Tra i sapienti? I colti? Oppure tra i giusti, i prudenti, i generosi, gli innamorati, le anime quiete, gli altruisti, i volonterosi, i talentuosi, i fedeli, i contenuti nella gola, gli ottimisti, quelli dall’animo sereno e pacifico, i coerenti, i parsimoniosi, i sinceri, i seminatori di armonia, i puri, gli umili, i non invidiosi, i misericordiosi, i razionali, i sentimentali, gli appassionati… o tra coloro che sono anime opposte a tutte queste?
Dante è insuperabile a insegnarci a riconoscere le persone per quello che davvero esse sono.
Proviamo allora a rispondere alla domanda: ma se Dante avesse conosciuto lo sci, dove avrebbe collocato lo sciatore perfetto? Una possibile risposta è: nel primo canto del Purgatorio. Qui Dante ci rivela la formula per salire la sacra montagna, ma quello che ci dice per salirla è illuminante anche per scenderla con gli sci ai piedi. Per salire e scendere le montagne bisogna essere forti di carattere, come forte è lo spirito indomito di Catone, che incontriamo in questo canto, ma al contempo bisogna essere flessibili come flessibile è il giunco, che cresce sulle pendici della montagna del Purgatorio e non si spezza per le onde impetuose che gli s’infrangono contro, come invece si spezzerebbe qualsiasi altra pianta flagellata dall’impeto del mare. Fuori metafora: per salire o scendere le montagne della vita bisogna essere forti e adattabili al terreno come un vero, grande sciatore.
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