Noi, della seconda categoria
Pubblicato su Sciare, 15 dicembre 2019Lo Spigoli di Natale, come fosse l’omonima letterina al celebre Babbo, merita la riflessione sciistica dell’anno. Eccola, meditata da mesi.
In una pagina prodigiosa e insuperata di non si sa quale libro, tanto che gira la leggenda che non sia mai stata scritta o che, al più, si tratti solo di un’effimera paginetta di giornale, Arbasino ci ha donato lo schema, suddiviso in tre categorie, della società italiana dell’età adulta, mondo dello sci compreso. Sci club, comitati, la stessa federazione, ma anche scuole di sci, collegi regionali, società impianti, enti turistici, giornali di settore e quant’altro hanno nelle loro organizzazioni persone suddivisibili nelle tre tipologie indicate da Arbasino, esattamente come la società politica o culturale o in generale pubblica d’Italia. A dire il vero rientrano nello schema perfino i partecipanti di una qualsiasi gara master, dato che anche l’ordine di partenza degli over 35 non è altro che un’anagrafe di una società di cittadini italiani di età adulta che si diletta a gareggiare con gli sci ai piedi.
Ebbene, la prima categoria di italioti adulti è quella della “bella promessa”. Già, le belle promesse, le grandi speranze. Abbiamo tutti iniziato da lì. E per anni ci siamo dati un gran daffare nella vivace veste di qualcuno che forse sarebbe diventato Qualcuno. Nei panni stretti della bella promessa ricevevamo sorrisi, parole di stima, verbi coniugati rigorosamente al futuro. Malgrado tutto, non era un brutto vivere come ipotetici vincitori futuri.
Poi, in “un momento stregato” siamo entrati nella seconda categoria. Da “bella promessa” si è diventati il “solito stronzo”. Improvvisamente, dal non contare nulla e dal rappresentare il più roseo futuro si è passati al contare forse qualcosa e al rappresentare il più grigio dejà vù. In un baleno la luce della speranza si è spenta e si è diventati quello messo lì a comandare senza sapere, quello che vince perché, da autentico stronzo, può permettersi di allenarsi mille volte più degli altri. Del passaggio di categoria ci si accorge facilmente. Una strana freddezza cala sull’interessato; sguardi che un tempo erano lanciati con occhi diversi s’incrociano adesso ai suoi. Le parole di lusinga di ieri diventano parole d’ironia nell’oggi: ma non aveva detto che avrebbe cambiato lo sci, l’Italia, l’Europa, il mondo… che avrebbe colorato la neve, che avrebbe dato10 secondi al secondo?
“Soltanto a pochi fortunati”, rivela Arbasino, “l’età concede poi ad accedere alla dignità” della terza categoria, quella di “venerato maestro” con cui si chiude il corsus honorum degli adulti italici. Infatti i più si fermano alla seconda, perché prima di assurgere alla terza vengono dimenticati.
Tuttavia, e forse perché ormai faccio anch’io parte della seconda categoria, pur senza vincere le gare master, provo una profonda simpatia per i “soliti stronzi”. Perché, se sono lì a fare i capi, è perché in fondo se lo sono meritato; perché si prendono tutte le loro responsabilità; perché si dannano l’anima in tutto quello che fanno; perché, da veri stronzi, il culo, che si fanno e che mettono, è sempre il loro.
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