Anche il Veneto dello sport sta perdendo i suoi gioielli

Pubblicato su Sportivissimo, luglio 2018

Prima Sappada, adesso la Marmolada. Non solo il Veneto delle genti, della storia, del territorio, del turismo, ma anche il Veneto dello sport sta perdendo pezzi importanti di sé. Sappada, culla dello sci nordico, è passata in Friuli; la Marmolada, la regina delle Dolomiti, area sciistica tra le più belle al mondo, sta per andare sotto la provincia di Trento. E noi veneti, sciatori e scalatori, alpinisti e sci alpinisti, appassionati di trekking o di semplici passeggiate perdiamo due dei luoghi che per la loro bellezza e la loro storia ci rendevano orgogliosi di essere quello che siamo, gente del Veneto. Proprio come avviene per Venezia, che è così unica da farci sentire fieri di averla come capoluogo di regione.
Il Veneto perde pezzi, e che pezzi!, cent’anni dopo che in Italia nessuno parlava più di confini. Accade solo a noi, questo scempio. A nessun’altra regione d’Italia è stata sottratta una qualsiasi parte di sé. Per trovare analogie, bisogna guardare a quello che è capitato all’Unione Sovietica dopo il crollo del muro di Berlino, ma in quel caso le responsabilità storiche e politiche c’erano, eccome se c’erano. In Italia, solo al Veneto è toccato lo smembramento dei suoi territori, perché? Cosa abbiamo fatto di tanto male?
Sappada è andata in Friuli per grette ragioni di soldi, grazie ai quali spera in un importante rilancio turistico del paese, attraverso la costruzione di una seggiovia e, nel tempo, attraverso la realizzazione di un grande e moderno comprensorio sciistico, inimmaginabile sotto la giurisdizione del Veneto. La Marmolada, invece, confida, una volta diventata trentina, nella costruzione di una funivia che sale sul ghiacciaio dal passo Fedaia, anche se ce n’è già una da Malga Ciapela, ma quella rimarrebbe in terra veneta, come un binario morto, abbandonato a se stesso. Ragioni economiche, quindi, hanno determinato queste “fughe” dalla nostra regione, sebbene le regioni a statuto speciale non siano poi così virtuose a finanze come dovrebbero essere. E comunque nessuna delle cinque regioni autonome italiane è più virtuosa del Veneto. Quello che conta non è allora avere soldi, ma avere l’autonomia.
Autonomia significa possibilità di emanare leggi che riguardino il territorio; significa avere una gestione amministrativa più snella e più veloce e quindi più efficiente; significa poter esigere tasse nel territorio per il territorio. Tutto questo avvantaggia enormemente una regione a statuto speciale, che alla fin fine ha più cassa rispetto a quella che l’autonomia non ce l’ha. E poi quando anche non bastassero i soldi, che solitamente non bastano mai, si può sempre ricorrere a quelli che arrivano da Roma, la quale, a sua volta, li ha ricevuti da quelle regioni, Veneto in primis, che non sono autonome.
Insomma è bello, lo dico con ironia, vedere Sappada e la Marmolada staccarsi dal ricco Veneto, una delle regioni più laboriose e redditive d’Italia, per andare in cerca di finanziamenti in una regione e in una provincia che hanno avuto lo statuto speciale di autonomia proprio per il difetto loro di essere zone disagiate e depresse, per cui poco redditive.
Se è giusto, ed è scritto nella nostra carta costituzionale, che il più ricco aiuti chi è più povero, pagando tasse in percentuali più alte con redditi più alti, la sottrazione di territorio, ovvero di giurisdizione e, in un certo senso, di proprietà, che sta subendo senza colpa il Veneto, è un fatto che, in altri tempi e in altre civiltà, avrebbe potuto scatenare perfino una guerra, oggi, invece, provoca la solita amara constatazione sull’assurdità di certe logiche italiche.
Seguitemi nel ragionamento: una regione povera, perché di zona considerata depressa, riceve, oltre ai favori fiscali, amministrativi ed economici, anche una parte del territorio della regione ricca, che, in quanto ricca, non ha nessun favore fiscale, amministrativo, economico, e, in virtù del passaggio dalla regione ricca a quella povera, quel territorio avrà un notevole beneficio economico in forza di quei soldi che la regione autonoma, perché povera, ha ottenuto dalla regione a statuto normale, perché ricca. Siamo o non siamo al paradosso dei paradossi? Al delirio della mente?
I veneti hanno votato per avere anche loro l’autonomia che li aiuterebbe a tenersi i loro gioielli territoriali. Però intanto Sappada è andata e la Marmolada chissà…
Offesi e un po’ arrabbiati, possiamo fare una sola considerazione che ci riguarda come individui. L’autonomia, abbiamo detto, è una forza straordinaria e l’autonomia, abbiamo capito, significa principalmente tenere nel territorio la maggior parte dei soldi delle tasse pagate nel territorio. Allora, pensiamoci bene a questa cosa, anche quando andiamo a fare i nostri acquisti sportivi e non in quel non territorio, tassato a percentuali irrisorie o addirittura con tassazione estera, che è internet. Perché facendo sempre più così, saremo noi i responsabili della fine dell’economia delle nostre valli.

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