Aprite allo sport quella porta

Pubblicato in Sportivissimo, settembre 2015

L’hanno chiamata con un nome promettente, questa ennesima riforma della scuola che per l’ennesima volta lascia lo sport fuori dalla porta. “La buona scuola” è un nome che è una promessa! Ma potrà mai essere tale un ente di formazione giovanile, qual è la scuola, che non prende in nessuna considerazione l’insegnamento più formativo in assoluto per la crescita dei giovani, qual è lo sport?
Tutti sappiamo quali sono i valori intellettuali e morali dello sport, quanto siano fondamentali i suoi insegnamenti per la formazione del carattere di un giovane eppure siamo sempre alle solite: nuova riforma e vecchio atteggiamento nei confronti dello sport, considerato ancora una volta una non-materia, un non-studio, ma becera attività muscolare, tutto corpo e niente testa. Chi ha seguito Sportivissimo in questi dieci anni sa invece che è vero il contrario: lo sport acuisce la mente, insegna a pensare, insegna a vivere. Lo sport è, come abbiamo più volte scritto, la più sana, positiva, umanistica, globale filosofia del presente. Un esempio? Un rabbino del ‘700 ha scritto che si dovrebbe vivere ogni momento della nostra vita come se fosse l’ultimo in un Pianeta in cui ci siamo solo noi. Era il modo attraverso il quale egli intendeva insegnare ai giovani il valore di fare le cose con concentrazione. Fare, pensando che ci sia rimasta una sola cosa da fare senza che nessuno ci possa aiutare a farla. Ebbene tutti gli sportivi sanno, perché lo hanno provato sulla loro pelle, che per realizzare una buona prestazione sportiva si cerca propriamente questo: essere un tutt’uno con la nostra azione; un tutt’uno di testa e corpo, di pensieri e gesto atletico. Lo sport è una palestra straordinaria per sviluppare le nostre capacità di concentrazione ed è appunto attraverso la sua pratica che è possibile insegnare ai giovani l’importanza della concentrazione nelle cose che si fanno. I giovani sanno che non si riesce a sciare, a giocare a pallone, a pedalare… se non si è concentrati. È facile quindi che quando qualcuno gli spiega che è altrettanto fondamentale studiare concentrati, leggere concentrati, ascoltare le lezioni degli insegnanti a scuola concentrati, essi sappiano cosa gli si sta dicendo di fare, ne possano capire i benefici futuri.
Eppure lo sport continua a rimanere fuori dalla scuola. I suoi valori intellettuali e morali non contano, la sua storia millenaria non conta, non conta nemmeno tutto ciò che oggi lo sport è diventato: le società di calcio sono delle Spa quotate in borsa; le scuderie automobilistiche fanno più ricerca delle facoltà universitarie d’ingegneria; i biglietti venduti in una qualsiasi stagione per lo stadio sono di più di quelli dell’Expo; c’è più comunicazione sportiva di qualsiasi altra. Lo sport è economia, lo sport è ricerca, lo sport è spettacolo, è comunicazione, è cultura, ma per la scuola è ancora l’altra faccia del mondo giovanile, quella dello svago, del divertimento, del gioco, del perditempo. E così lo sport non è entrato nemmeno in quest’ultima riforma dal nome tanto accattivante di “Buona Scuola”. Certo, da qualche anno ci sono i licei sportivi (in questo numero Antonio Rosso ci fa un reportage sui licei sportivi della provincia) ma noi vorremmo di più. Sogniamo un modello scolastico come quello anglosassone, dove lo sport è posto al centro della formazione scolastica dei giovani; vorremmo che le nostre associazioni sportive dilettantistiche fossero riconosciute come veri e propri centri di formazione integrativi all’istituzione scolastica, che quindi la frequentazione pomeridiana o domenicale di un giovane alle loro attività fosse riconosciuta come un credito formativo ai fini scolastici, convinti, come siamo, che la scuola del futuro non potrà più lasciare lo sport fuori dalla porta.

torna alla lista articoli


Leave a Reply