Chi sale e chi scende

Pubblicato su Sciare gennaio 2014

L’inverno agonistico degli sciatori master è iniziato ed è continuato con questo doppio dato contrastante: gare master di sci alpino con 65 iscritti in media; gare master di sci alpinismo con 250 atleti partenti in media. Quattro volte di più sono gli sciatori che preferiscono le pelli di foca e gli sci leggeri e le salite agli sci veloci e alle discese tra i pali. Ho assistito personalmente alla Lavaronda, gara di sci alpinismo in notturna, che prevedeva di salire e di scendere lungo le piste di tutto il comprensorio di Lavarone, dai Bertoldi al Vezzena e ritorno per un totale di 12 km con 1200 metri di dislivello, e rimanerne impressionato, sì, per la straordinaria partecipazione: 260 iscritti provenienti da diverse parti d’Italia, ma soprattutto per aver riconosciuto tra i partenti vecchie conoscenze del mondo master di sci alpino. Un travaso di specialità che solo un paio di anni fa sarebbe stato inimmaginabile. Una trasformazione di personalità sportiva che ha dell’inspiegabile con le solite, trite e ritrite, ragioni del presente: crisi economica e troppo caos in pista, dato che, l’abbiamo detto prima, le gare di sci alpinismo sono più partecipate di quelle di sci alpino e le vette sono più affollate delle piste. Anche l’attrezzatura di una specialità non costa certamente meno di quella dell’altra, e imputare la colpa al solo costo dello ski pass, mi sembra un’esagerazione. Le solite ragioni, quindi, non ci spiegano fino in fondo il fenomeno. Sono d’altro canto convinto che le gare di sci master sarebbero andate in crisi comunque perché è andato in crisi il fondamento di realtà della gara master. Ovvero il principio di verità del punteggio Fisi. Mi spiego. Un tempo, essere uno sciatore sotto i 100 punti aveva un preciso significato: eri bravo, te la cavavi, ma non correvi per vincere. Essere invece sotto i 60 significava che eri uno sciatore che poteva infilarsi tra i primi dieci e che, se tutto andava per il meglio, potevi anche salire sul podio; mentre essere uno sciatore da 40 punti Fisi significava partire per vincere. E questo era il massimo che si poteva aspirare per chi faceva le gare per divertirsi. Cioè per chi faceva anche dell’altro oltre che sciare nella vita: studiava o lavorava. Perché quelli sotto i 40 punti potevano già considerarsi dei semi professionisti e quelli sotto i 20 erano i professionisti dei corpi militari, mentre quelli sotto i 10 punti erano gli atleti delle squadre nazionali. E questa è stata la scala di valore per decenni e decenni, attraverso la quale si potevano leggere le capacità sciistiche di un qualsiasi atleta, fosse al cancelletto di partenza per il Campione Italiano Master o per gli Assoluti. Allora chi partecipava a una gara Fisi, correva per il piazzamento, ma correva anche per i punti e in questa seconda classifica c’era un riscontro vero delle proprie capacità sciistiche rispetto al reale mondo dello sci. Oggi si è arrivati ad assegnare 5 punti al vincitore di una gara Fisi. Oggi c’è una moltitudine di master B con meno di 40 punti, un’altra di master A con meno di 20 punti. Questi punteggi non sanno più dirci nulla delle reali capacità sciistiche di chi li ha ottenuti. Valgono solo all’interno del movimento master. Ma non solo: ci sono poi Master A con punteggi più alti di Master B che segnano però tempi decisamente inferiori. Quindi i punteggi non valgono nemmeno come confronto all’interno del circuito Master ma solo all’interno della specifica categoria, che di conseguenza è una bolla di valore a sé, scollegata dal vero mondo dello sci. Per effetto di ciò le gare master di sci sono diventate un gioco, un gioco come il Monopoli dove i punti valgono come la proprietà di Parco delle Vittoria. Altra cosa sono le gare di sci alpinismo! Qui il principio di realtà c’è ed è ben chiaro: è il tempo che un atleta ci impiega a salire e scendere i 12 km del percorso, i 1200 metri di dislivello della Lavaronda, che rimangono quelli, oggettivamente quelli, nei secoli dei secoli per chiunque vi partecipi, sia esso un master o un atleta della squadra nazionale.

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