Appunti per un protocollo d’intitolazione di piazze, vie e rifugi
Pubblicato su Sportivissimo febbraio 2014Dunque non è andata. La nostra proposta di intitolare il rifugio di Montefalcone a Oscar Garbin, il nostro maestro di sport, non è stata accolta. A dir la verità non è stata nemmeno rifiutata; è stata sospesa in attesa della stesura di un protocollo che dia un regolamento chiaro in materia di intitolazione. È comprensibile: bisogna fare le cose in modo chiaro ed equo; è saggio: bisogna che le intitolazioni siano ponderate e ben giustificate per evitare che poi chiunque si possa sentire autorizzato a intitolare questo e quello a Caio, Tizio e Sempronio solo perché vi è un precedente non regolamentato. Quindi aspettiamo, aspettiamo di leggere questo disciplinare e nel frattempo facciamo qualche riflessione sul senso e sul valore delle intitolazioni. Prendiamo il caso Recoaro, dato che è l’amministrazione del comune di Recoaro ad aver pensato alla necessità di disciplinare la materia. Qui la via principale si chiama Roma; le piazze, una Dolomiti, una Varese, una Duca Amedeo d’Aosta; le altre vie del centro sono: Del Donatore, Capitello, Cavour, Vittorio Emanuele, Lelia, … da questa mappa di nomi un recoarese può riconoscere il suo paese solo per “Lelia” che deriva da Lelio Piovene, lo scopritore delle acque di Recoaro. Gli altri nomi non dicono nulla di dove siamo e infatti chi si trovasse al civico 1 di via Roma potrebbe trovarsi in qualsiasi altro paese d’Italia. I nomi delle vie del centro di Recoaro non parlano minimamente di Recoaro e della sua gente. Da essi non possiamo risalire a nessuna storia, a nessun carattere, a nessun significato specifico, a nessun padre nobile. Sono indicatori asettici, generici, senza spirito, senza vissuto, senza forza, senza fantasia. Leggendoli viene fuori un paese senza anima che Recoaro non è. Se lasciamo il centro e riflettiamo sui nomi delle contrade, tutto cambia: Ronchi, Storti, Parlati, Zulpo, Ceola… da questi nomi qualsiasi recoarese riconosce il suo territorio perché vi legge la sua storia e quella dei suoi concittadini, essendo, quei nomi, anche nomi di persone che in quei luoghi sono vissute. La mappa dei nomi dei luoghi di Recoaro, quindi, ci dice che Recoaro è più territorio che paese, è più contrade che centro, più conca che villaggio. Infatti le manifestazioni culturali e sportive più sentite sono La Chiamata di Marzo e la Coppa Scarnusso, inequivocabili espressioni di un tessuto territoriale policentrico e multiforme.
Ebbene, più in alto delle contrade ci sono i rifugi. Che nomi hanno i rifugi? Quello della Gazza, che è di proprietà del Cai di Valdagno, è intitolato a Cesare Battisti, eroe della Prima Guerra Mondiale; quello di Campogrosso, prima di esser venduto a privati, era del Cai di Vicenza che l’ha intitolato a Toni Giuriolo, figura di grande spessore culturale e morale della Resistenza; stando in alto, per il valore simbolico di essere in alto, i rifugi in genere portano nomi che rinviano a esempi di umanità e di civiltà.
Ecco, quello di Montefalcone, unico rifugio che ancora appartiene alla comunità recoarese, è chiamato “Gingerino”! Che nome è? È come se i Parlati si chiamassero “Acqua Brillante”, gli Storti “Chinotto”, i Cornale “Toco toco”, gli Zulpo, “Pompelmo Brillante”, i Ceola “Tamar Soda”… “Gingerino” è un nome ridicolo. Recoaro ha una storia importante, fatta da donne e uomini che hanno profuso passione ed energie perché Recoaro fosse di generazione in generazione sempre migliore. È il caso di fare davvero presto nel dotarsi di un disciplinare in materia d’intitolazione.
Ps. So che qualche genio proporrà di intitolare lo “Chalet Gingerino” a Nelson Mandela, nome che indubbiamente (mi autocito) “rinvia a esempi di umanità e di civiltà”. Nel caso (continuo con l’autocitazione) “E’ come se i Parlati si chiamassero “Vittorio Emanuele”, gli Storti “Cavour”, i Cornale “Duca Amedeo d’Aosta”… la conca diverrebbe come il centro, dove i nomi dei luoghi non parlano minimamente di Recoaro e della sua gente; dove, leggendoli, viene fuori un territorio senza anima che Recoaro non è.
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