Noi, quelli della Big Society

Pubblicato su Sciare, marzo 2014

David Cameron, il primo ministro inglese, si è innamorato della formula con cui – un tempo, ahimè, più che oggi – gli sci club italiani facevano diventare grande lo sci azzurro. Una formula geniale che gli inglesi hanno studiato a fondo e che noi abbiamo praticato da sempre senza capire nel profondo che cosa stavamo facendo, al punto che oggi, forse per essere più europei, l’abbiamo stupidamente guastata. Cameron e i conservatori inglesi hanno chiamato il principio che stava alla base dello sciclubbismo italico “Big Society” e ne hanno fatto il centro del loro programma elettorale; noi che lo praticavamo da sempre con successo, non abbiamo mai pensato di darci un nome, né abbiamo mai provato a capire che cosa fosse e perché funzionasse. Cameron dice: le libere organizzazioni civiche, le associazioni no-profit riescono a dare servizi sociali migliori di quanto non faccia il sistema statale, perché riescono a fare di più con meno risorse, con meno sprechi, con più efficienza. Le Onlus, sostiene Cameron, devono quindi sostituire gli enti statali nel nuovo welfare, per cui lo Stato deve fare un passo indietro, deve lasciar fare, deve dare spazio e facilitare la libera iniziativa di una società civile, appunto la Big Society, generosa, di alta idealità, davvero capace e onesta che ha ottenuto successi grandiosi in tutti i campi in cui si è cimentata: dal mondo della disabilità al recupero dalla tossicodipendenza, dalla protezione civile al sostegno alle famiglie disagiate, etcetera etcetera. Le associazioni no profit hanno fatto miracoli, conclude Cameron, dove lo Stato ha fallito e generato debiti.
Lo sci in Italia ha sempre funzionato così. Con presidenti, consiglieri, soci sostenitori degli sci club assolutamente volontari e no-profit che hanno speso prima l’anima e poi qualche soldo proprio perché gli italiani divenissero un popolo di sciatori e di campioni di sci. Mai nessun sci club ha sostenuto la sua attività sui soldi dello Stato. Anche la stessa Federazione, la Fisi, deve trovare i quattro quinti del denaro che le serve, cioè l’80% del suo bilancio, da sé. E nessuno se ne è mai lamentato. Anzi, tutti hanno accettato che lo Stato Italiano, preso dalle sue mille incombenze, avesse delegato la formazione sportiva dei suoi giovani e meno giovani cittadini alla libera buona volontà delle persone che animano le associazioni dilettantistiche. E questa non è altro che la formula della Big Society di Cameron. Ecco, adesso che l’hanno capito anche gli inglesi, ci auguriamo che anche il nostro governo sia finalmente consapevole di quale grande società di valori è pieno il mondo degli sci club e quindi abbia fiducia in loro che hanno sempre fatto bene, anzi benissimo.

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