Campione e Leader
Pubblicato su Sciare, marzo 2013A una domanda del tipo, è stato più grande come sciatore Stenmark o Tomba, i filosofi contemporanei inorridirebbero. Nell’età del relativismo dominante, un quesito del genere non ha senso di essere posto. Ognuno abbia il proprio e relativo parere sulla faccenda, perché la faccenda non può essere risolta in modo assoluto. I giudizi categorici non appartengono agli uomini del nostro tempo, a meno che non siano delle anime semplici. Siano i calciatori e i loro storici a scervellarsi se sia stato più forte Pelé o Maradona. Noi, gente di montagna, anime contemplative anche per vocazione di contesto, non dobbiamo cedere a questo genere di domande. Però che voglia! Che voglia di spaccare il capello in quattro per trovare il vincitore di questo ideale parallelo tra campionissimi! Più grande Stenmark o più grande Tomba? Quello che ha vinto più gare, Stenmark? O quello che ha vinto più medaglie olimpiche e ha avuto più continuità, vincendo sempre almeno una gara in 11 stagioni di Coppa del Mondo, Tomba? Non è dai dati, ovvio, che si può trovare una risposta convincente, ma dal capire chi tra i due sia stato, oltre a un campione, un leader. La differenza è rilevante. Il campione è colui che vince; il leader è colui che, vincendo, suscita un’emozione che coinvolge profondamente tutto il movimento sportivo di cui fa parte; il campione vince per sé, il leader fa vincere tutti; il campione è una meteora del presente, il leader un astro che brilla anche nel futuro.
Quando furono inventate e introdotte le piastre per gli sci che permettevano una maggiore inclinazione in fase d’impostazione curva, Tomba si mise in testa il casco da discesa per affrontare i giganti. Fu il primo a farlo. Dovette giustificarsi. Disse che era per la velocità sempre maggiore dei tracciati; disse che talvolta gli capitava di prendere i pali con la testa. Ci fu chi non lo prese sul serio. Ci fu chi disse che era stata la mamma, la mitica signora Maria Grazia, a farglielo mettere in testa. Poi cominciarono a usarlo un po’ tutti. Oggi c’è addirittura una legge che lo impone in gara quanto in allenamento. Il leader non dice: “mettetevi il casco!” come farebbe un capo. Il leader persuade con la forza del suo carisma. Il periodo in cui Tomba vinceva fu un momento magico per gli uffici tecnici e di marketing delle aziende produttrici di sci. Mai come in quel periodo fu chiaro che cosa la gente volesse dallo sci e che cosa, quindi, bisognasse offrirgli. Progettare l’attrezzo del futuro sapendo che cosa richiede il mercato, è un vantaggio enorme. La gente voleva andare in pista e rivivere l’emozione che aveva provato nel divano di casa mentre Alberto Tomba faceva una delle sue discese. Il carving, non ho dubbi, viene da lì, e il suo padre nobile è proprio Alberto Tomba. L’invenzione dello sci sciancrato fu la genialata che permise a tutto il popolo dello sci di vivere quella gioia di sciare che ciascuno aveva provato vedendo una gara di Alberto Tomba in televisione. Non ne fu lui l’inventore, ma ne fu lui l’ispiratore con quel suo modo geniale di sciare pieno di gioia e vitalità. Senza il carving, oggi lo sci forse non esisterebbe più, surclassato dallo snowboard, sicuramente più vicino a interpretare lo spirito dei giovani d’oggi. Con Tomba, è lo sci che continua a surclassare lo snowboard e qualsiasi altro modo di vivere la neve. Stenmark è stato un grandissimo sciatore, ma è stato un campione; Tomba è stato un leader dello sci e il posto che gli spetta nella storia di questo sport è quello più alto, e pensino quello che vogliono i filosofi contemporanei.
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