Necessariamente assieme

Pubblicato su Sportivissimo – marzo 2011

A un giovane del mio sci club, la professoressa di Fisica del liceo ha detto: “perché vai a sciare? Tanto non diventerai mai come Tomba!” La prima cosa che mi è passata per la testa è stata di risponderle: “ah, già, perché venendo a scuola, il ragazzo diventerà Einstein!”, ma con l’età ho imparato a essere meno istintivo e a trarre dai fatti della vita, spunti per riflessioni più articolate. E ho taciuto. La frase della professoressa non è una novità. C’è un intero mondo che vede e concepisce lo sport tra i giovani solo nella prospettiva del diventare campioni. Lo sport, per costoro, non ha senso fuori dalle mezze misure, o lo si fa per diventare campioni e così diventare famosi e quindi ricchi o è roba da scemi, come, per esempio, salire sulle vette delle montagne pur sapendo che sulle cime non c’è mai assolutamente nulla. Viceversa, chi s’iscrive a scuola non ha ambizioni, quantomeno dichiarate, così alte. Non si studia per diventare Einstein, un Nobel, l’artista che cambierà la visione del mondo della propria epoca ma, molto più terra-terra, si studia per la promozione, poi al limite si vedrà… Non c‘è dubbio: così, come si vede la scuola, è la visione corretta. La scuola è un mezzo per imparare a usare la testa e diventare grandi e iscriversi all’università, che è un altro mezzo per imparare a usare ancora meglio la testa fino a entrare nel mondo del lavoro con la testa a posto per fare bene quello per cui si è pagati. Tutto qua. Nessun grande sogno, nessuna grande illusione. La visione dello sport come fucina di campioni, invece, è una visione sbagliata, perché schizofrenica: si vive dentro un sogno ma fuori dalla realtà. E questo non è mai bene. Sarebbe bello capire perché lo sport sia per molti una fabbrica di sogni e illusioni. Quale cultura abbia generato questa visione distorta del fare sport, quando, invece, esso è esattamente come la scuola, un mezzo per educare il corpo e la testa a un loro ottimale impiego. (Se sulle cime delle montagne non c’è nulla; è altrettanto vero che alla fine di qualsiasi filosofia non c’è mai la verità). Per uscire da queste ambiguità, credo sia utile ricordare quanto diceva più di cinquecento anni fa un erudito spagnolo, secondo il quale il processo di formazione dell’uomo moderno non poteva più essere a una dimensione, solo attraverso l’erudizione, ovvero attraverso la scuola, ma doveva realizzarsi attraverso tre fasi: “parlare con i morti, parlare con i vivi e parlare con se stessi”. Cioè, egli sosteneva, una persona ottiene il massimo da se stessa, se rispetta questa triplice formazione: se studia gli antichi, ovvero se “parla con i morti”, l’erudizione, la scuola; se frequenta persone e visita luoghi, ovvero se ha relazioni, se viaggia, quindi se “parla con i vivi”; infine se riflette, cioè se “parla con se stessa”. Nel 1500 lo sport non era ancora molto diffuso e non se ne scriveva molto, ma possiamo essere certi che esso avrebbe trovato giusta collocazione nella seconda e terza voce di questo progress formativo. Fare sport è, infatti, condividere una passione con gli altri. E’ un modo per frequentare e conoscere persone nuove, è cioè “parlare con i vivi”, ma è anche un modo straordinario per poter parlare con se stessi. Lo sport ci fa conoscere il nostro corpo e la nostra mente; attraverso di esso impariamo ad ascoltarli, a percepirne i limiti sotto sforzo per riflettere su come possiamo migliorare le prestazioni dell’uno e dell’altra. Quando ci si allena, di corsa o in bici, pensare a tutto ciò e ad altro ancora è la più naturale delle azioni. Oggi scuola e sport sono due pratiche ugualmente importanti per la formazione dei nostri giovani, per quella conoscenza di sé che è la vera conoscenza, per cui l’una non può affatto escludere l’altra. La frase della professoressa, da cui siamo partiti, sottintende una visione ancora divisa tra mondo dell’erudizione, della scuola e mondo sportivo ed è per questo che è una frase sbagliata da più di cinquecento anni. Nel triplice dialogo che ogni giovane deve avere per realizzare la propria formazione, scuola e sport sono argomenti di pari valore, imprescindibili l’uno dall’altro.

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