A un hacker messicano
Pubblicato su Sportivissimo – aprile 2009La prima parola che mi è venuta in mente ve la lascio immaginare, la seconda e le successive compongono questo sermone. Quindici giorni fa circa, questo è l’antefatto, il nostro collaboratore Nicola Anzoni si sveglia nella sua casa di Parigi, dove sta studiando e lavorando. Sono le 7 circa e, per motivi suoi, accende il computer. Tra le varie cose che fa, entra nel nostro sito, di cui è l’artefice e il curatore. Digita al solito Sportivissimo.net e, per il suo stupore e per la mia successiva incazzatura, non trova nulla. Né il numero di aprile né l’archivio con tutti i numeri del 2008 e i primi del 2009. Al posto loro una frase inneggiante alla pace e all’amore. L’autore di questa genialata è un hacker messicano che, oscurando il nostro sito e le gloriose imprese degli sportivi vicentini, ha voluto mandare il suo messaggio al mondo. Posso capire che nel lontano Messico quanto scriviamo su Sportivissimo non valga la pena di essere letto, ma perché farci un danno? Perché lanciare il proprio appello alla pace e all’amore universale, non permettendoci di continuare a fare il nostro discorso che sotto sotto non è poi tanto diverso da quello che vorrebbe fare lui e che di fatto non fa? Realizzi una rivista, scriva le sue riflessioni, ce le dia da leggere. Non mi sembra che il suo gesto, l’oscurazione del nostro sito, abbia qualcosa di pacifico o di amoroso. Tuttavia, passata l’arrabbiatura, non mi sono più di tanto stupito. Fichte, che era un filosofo tedesco del XVIII, ci ha spiegato che l’io si afferma per opposizione. La stragrande maggioranza delle persone non sa fare un discorso proprio, ma sa solo, come un hacker, come un acaro, dire o fare il contrario di quanto fanno gli altri. Dire, criticare, danneggiare il fare altrui.
Purtroppo c’è una versione anche sportiva di questo atteggiamento. Esistono atleti che fanno la loro gara non puntando al meglio delle loro possibilità, ma contando e sfruttando gli errori degli avversari, il loro non ottimale stato di forma. Ci sono atleti (e persone) che sanno vedere la propria affermazione solo nell’umiliazione altrui; la propria vittoria solo nella sconfitta dell’altro, tanto che per loro non è importante aver vinto, ma che non abbia vinto il loro rivale. Qui è la differenza tra il nobile e virtuoso agonismo e lo squallido e meschino antagonismo. I grandi dello sport come i grandi della storia ci hanno insegnato che l’antagonismo non ha mai portato da nessuna parte, semplicemente perché è grottesco pensare di essere i migliori in quanto si è riusciti a eliminare tutti gli altri. Galilei non si oppose alla Chiesa di Roma che non accettava le sue teorie ma continuò con ostinazione nella sua ricerca. Nel suo discorso del giuramento, Obama, rivolgendosi ai nemici dell’Occidente, ha detto: “non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né rinunceremo a difenderlo, e a coloro che perseguono i loro obiettivi con il terrore e il massacro degli innocenti vogliamo dire che il nostro spirito non si lascerà sopraffare: non durerete a lungo e noi vi sconfiggeremo”.
Nel nostro piccolissimo, abbiamo rimesso in piedi il sito e continuiamo a farci leggere anche in Messico, è questione di spirito, pirla di un hacker.
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