Avevamo scelto la libertà…

Pubblicato su Sciare – 2008

Beh’, ce la ricordiamo tutti quella scelta! Tra i piaceri dell’ozio e la libertà di fare quello che volevamo, Eva, a nome dell’umanità, ha voluto la mela. Ok, non era una semplice mela, ma il nobile frutto dell’albero della conoscenza, però quello che vale è il senso del gesto: abbiamo preferito la libertà di conoscere, di fare, di amare, di mangiare e, dal nostro punto di vista, di sciare come ci pare e piace, piuttosto della sicurezza di un mondo perfetto. Meglio essere liberi sulla terra desolata, ci siamo detti, che rinchiusi in un giardino, bello che sia. Noi spiriti romantici queste cose le conosciamo bene da quando abbiamo rinunciato a un impiego in banca o in farmacia per andare su e giù dalle piste insegnando lo spazzaneve. Eppure quella libertà, ce la siamo giocata subito. Come uomini, ci siamo legati al vincolo del denaro; come sciatori, a quello dei punti Fisi. Per l’uno, non abbiamo nemmeno il tempo di stare con i nostri figli, di leggere un buon libro, di chiacchierare senza fretta con gli amici; per i punti Fisi non possiamo permetterci una sciata in neve fresca quella volta che nevica, di sciare fuori dei pali con gli sci a doppie punte, di fermarci in rifugio e passare un pomeriggio a rossi e sopressa, anziché allenarci. Ci manca il tempo per essere liberi, sempre impegnati a tener su il conto in banca e a tener giù quello in via Piranesi. Ezra Pound, che era un poeta ma, a veder la crisi attuale, ne capiva più degli economisti, ci aveva avvertito: il sistema economico mondiale non ha altro scopo che creare debitori. E così, in effetti, è stato: tutti a fare mutui per ogni cosa che ci solletica la voglia. Entreremo nella storia come rivoluzionari del bagno tante le volte in cui abbiamo cambiato le piastrelle, ha detto un tale. Con un mutuo sul groppone non si può che lavorare tutta la vita senza alzare la testa e vedere se fuori nevica. Il sistema funziona bene come regolatore sociale al punto che è stato declinato in mille sottovarianti. E una, dicevo, c’è toccata pure a noi. Per avere un popolo di sciatori fedeli, sicuri, sempre presenti, sempre pronti a prendere gli sci più veloci e senza particolari grilli per la testa, si è creata la dipendenza da punti. Chi si ferma, li perde. Chi non ha punti, parte indietro, esattamente come chi non ha soldi che è svantaggiato su tutti i fronti. Gli snowbordisti capirono il trucco e in molti non furono d’accordo a far entrare lo snowboard tra le discipline olimpiche, ritenendo che esso dovesse mantenere la sua identità di sport giovane per spiriti liberi. Niente gare, niente punti, niente Olimpiadi. Le solite anime romantiche! E fragili, perché bastò toccarli nella vanità per farli rientrare. Senza gare, gli è stato detto, non si può sapere chi sia il più forte. E poiché anche gli snowbordisti sciano su questa terra dove tutti vogliono essere migliori di tutti, nel 1998 furono anche loro dei nostri, olimpionici, punteggiati e non più liberi.

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